Una donna e sette uova per un paradiso
Chissà quali emozioni deve aver provato il navigatore portoghese Jorge de Menezes quando nel lontano 1526 approdò per la prima volta in una delle isole dell’arcipelago di Raja Ampat. Era il primo europeo ad attraversare questo incredibile scenario, disseminato di migliaia di isole e isolotti completamente ricoperti da vegetazione e pressoché disabitati. Probabilmente le stesse che si possono provare oggi, visto che, fortunatamente, poco è cambiato.
Le origini da leggenda
Ci troviamo al largo della punta a nord-ovest della parte indonesiana dell’isola della Nuova Guinea, nella provincia chiamata West Papua (Papua Occidentale) nell’estremità orientale dell’Indonesia. Tanti nomi che possono intendere luoghi remoti e inaccessibili, ma grazie ai voli diretti con Jakarta, Manado e Ujun Pandang non più di tanto.
Il nome, secondo la mitologia locale, richiama a una donna che trovò sette uova. Quattro si schiusero dando vita a quattro re che occuparono le quattro isole più grandi dell’arcipelago, Misool, Salawati, Batanta e Waigeo. Le tre rimanenti si trasformarono in un fantasma, in una donna e l’ultima in una pietra.
Oggi le isole di Raja Ampat sono una Regency abitate da una popolazione dedita essenzialmente alla pesca e distribuita solo sulle isole più grandi. Pur essendo l’Indonesia a maggioranza mussulmana, qui la religione più diffusa è quella cristiana.
Un paradiso sommerso e non solo
Oltre ai suoi abitanti accoglienti e ospitali il principale tesoro dell’arcipelago è la sua ricchissima natura sia di terra che di mare. Trovandosi nel Coral Triangle (che comprende Indonesia, Malesia, Filippine e Papua Nuova Guinea) e a cavallo tra l’Oceano Indiano e il Pacifico, Raja Ampat ospita una delle biodiversità più grandi del mondo ed è uno dei 10 migliori siti di immersione in assoluto.
Se volete qualche numero, parliamo di circa 540 specie di corallo (13 endemiche) e più di 1070 specie di pesci corallini, senza menzionare quante specie di molluschi e altri esseri viventi popolano le acque e le isole dell’arcipelago. In una tale vastità di vita non è difficile imbattersi in tante curiosità, come i pipistrelli diurni dell’isola di Um o le tantissime e coloratissime specie di uccelli, come il curioso Western Crowned Pigeon o il Wilson’s Bird of Paradise.
Non solo immersioni
Oltre alle immersioni, le isole di Raja Ampat (specialmente le più grandi) si prestano benissimo anche all’esplorazione, con trekking che si snodano tra giungle rigogliose, siti funerari abbandonati, ruscelli limpidissimi e cascate rinfrescanti. Da non perdere, se l’isola è accessibile durante il tuo soggiorno, la salita del Monte Pindito (più una grossa collina) sull’isola di Wayag, da cui si gode di una vista spettacolare su tutto l’arcipelago. In alternativa l’isola di Piaynemo (che ospita anche un bel sito d’immersione, il Melissa’s garden) e la Kabui Bay danno accesso, più facilmente, ad altrettanti bellissimi scorci. Le cascate di Batanta, invece, sono l’obbiettivo di una bella camminata di poco meno di un’ora all’interno di una rigogliosa foresta tropicale e raggiungono i 10 metri di scrosciante acqua fresca, quando in piena.
Ma i gruppi di isole e piccoli angoli di paradiso sono veramente tanti e spesso quasi senza nome. La Laguna di Rufas (qui sotto) invece il nome ce l’ha ed è una graziosa laguna tra le isole Pam, un angolo di incredibile pace lontano da chiunque. Anche dall’isola di Misool ci si affaccia su gruppi di isole dove le pareti diventano più rocciose e frastagliate.
Tanta ricchezza permette di soddisfare anche chi non è particolarmente interessato alle immersioni, ma preferisce magari esplorare in kayak le tante isole o dedicarsi ad attività più tranquille come passeggiate e gite in barca. Non mancano anche piccole spiagge sparse qua e là, dove semplicemente crogiolarsi al sole.
Come arrivare a Raja Ampat
L’aeroporto che serve la provincia è quello di Sorong, con voli diretti con Jakarta, Manado e Ujun Pandang. E’ la località più grande, qui troverete qualche ATM per prelevare, ma è fermamente consigliato arrivare già con soldi cambiati non potendo assicurare il funzionamento delle carte.
Da qui ci si imbarca per l’arcipelago di Raja Ampat, le cui strutture si dividono sostanzialmente tra resort immersi nella natura e tra le isole e homestay. Per le immersioni vi consigliamo di affidarvi esclusivamente a centri ufficiali e iscritti ai principali circuiti internazionali.
Ricordiamo inoltre che l’ingresso al parco marino di Raja Ampat prevede il pagamento di un permesso d’ingresso (circa 100$) spesso inclusi nelle tariffe di soggiorno nei resort.
Quando andare
Il periodo migliore in assoluto dovrebbe essere quello a cavallo tra la metà di Ottobre e la metà di Dicembre, anche se la bella stagione arriva fino ad Aprile.
Tra i villaggi
Se deciderai di visitare anche qualche villaggio locale, è caldamente consigliato indossare sempre almeno una t-shirt e dei pantaloncini e non girare in costume (nel villaggio). I popoli locali, seppur ospitali e accoglienti, anche se non manifestato apertamente, non lo apprezzerebbero tanto.
Essendo in maggioranza cristiana, la popolazione dei villaggi è abituata a vivere la Domenica in famiglia e al riposo, cerca quindi di dedicare la giornata ad attività da svolgere in autonomia (e di certo non mancano) e non forzare troppo la la popolazione locale (ovviamente sono garantiti i normali servizi dei traghetti, ristoranti, ecc…).
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Copyright foto:
- Foto della Laguna di Rufas: Hadi Nyali
- Foto “Come arrivare”: Biodiversity Nature Resort Raja Ampat