In Indonesia alla scoperta di Borobudur

Maestosità quasi perduta nel cuore di Giava

Borobudur, il Tempio Montagna

35 metri d’altezza e 123 x 123 metri di larghezza non sono dimensioni che possano passare tanto inosservate. Eppure per decenni, del tempio montagna di Borobudur si perse memoria, se non per qualche leggenda e diceria locale che lo ricordava come luogo funesto e di sventura.

Solo nel 1814, durante l’amministrazione britannica, l’ingegnere olandese Hermann Cornelius e duecento uomini riportarono alla luce questo gioiello dell’architettura e cultura buddhista giavanese, rimasto sepolto dai detriti vulcanici, terra e dalla folta vegetazione dal lontano XIV° Secolo. In quanto tempio buddhista, il declino dei reami buddhisti e induisti e la progressiva islamizzazione dei popoli locali, insieme a eruzioni e dissesti naturali, avevano reso il tempio ormai “inutilizzato”.

Il tempio e dove si trova

Edificato nel 800 D.C. nel periodo di maggior splendore della dinastia Sailendra, Borodudur (Candi Borobudur in indonesiano) è un bellissimo tempio buddhista, collocato nella area centrale dell’isola indonesiana di Giava e ad oggi il più grande tempio buddhista del mondo. Insieme ai siti di Bagan in Myanmar e Angkor Wat in Cambogia, è probabilmente uno dei simboli più imponenti dell’architettura e cultura dei popoli del Sud-Est Asiatico.

Vista aerea della foresta tropicale con al centro il tempio di Borobudur e sollo sfondo la sagoma di un vulcano

Collocato su una collina della fertile piana vulcanica di Kedu Plain, Borobudur si trova compreso tra due vulcani gemelli e due fiumi, il Progo e l’Elo, che confluiscono non lontani dal tempio. Già la posizione non era casuale, mentre i due fiumi ricordavano il Gange e Yumna, i fiumi per eccellenza della cultura buddhista e induista, le catene montuose in lontananza rimandavano simbolicamente alla Himalaya.

La struttura

Costruito come un’unica grande stupa, visto dall’alto Borobudur ha la forma di un gigantesco mandala, simbolo della cosmologia buddhista e della natura della mente. Su una base di 123 x 123 metri, poggiano nove livelli (o terrazze) sempre più piccoli e bassi, cinque quadrati e tre circolari, dominati da una stupa centrale.

La struttura prende quindi la chiara forma di una piramide a gradoni, evidenza di come la cultura preistorica megalitica Austronesiana, che già in Indonesia aveva lasciato esempi simili, si sia fusa con quella buddhista. Gli stessi scavi fecero notare come le fondamenta fossero diverse dallo stile Indù e Buddhista, memorie di una cultura indigena precedente.

Vista area di Borobudur con in primo piano la struttura piramidale di color marrone-rossastro

A rendere ancora più particolare il tempio, 2672 bassorilievi arricchiscono le pareti dei vari livelli, insieme a 504 statue del Buddha, apparentemente uguali ma in realtà tutte diverse. Di queste 72 si trovano intorno alla cupola centrale, racchiuse in altrettante stupa.

Particolare di un bassorilievo in pietra con soggetti femminili con frutta e attrezzi in mano

Mentre i bassorilievi narrano la storia del Buddha, i livelli (o terrazze) si dividono in tre gruppi, ovvero i tre regni della cosmologia buddhista: il Kamadhatu (il Reame del Desiderio) è la base, il Rupadhatu (il Reame della Forma) sono i cinque livelli quadrati e l’Arupadhatu (il Reame dei Senzaforma) composto dai tre livelli circolari. Suggestivamente alla base delle scalinate poste sui quattro lati, si trovano le sculture di trentadue leoni guardiani.

Vista da uno degli ultimi livelli del templio con diverse stupa in primo piano e la foresta sullo sfondo

Tornato ad essere un frequentatissimo luogo di pellegrinaggio e devozione, Borobudur è divenuto Sito Unesco nel 1991. Oggi è una delle testimonianze più belle e affascinanti della cultura e storia giavanese, divenuto negli anni un vero e proprio simbolo dell’intera Indonesia che merita assolutamente di essere visitato, insieme a le tantissime testimonianze ancora “disseminate” per l’isola di Giava.

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